Le religioni orientali nel paganesimo romano
UNO DEI PIÙ GRANDI STORICI DELLE RELIGIONI, L’AVVINCENTE QUADRO DI UN’EPOCA COLMA DI ENIGMI E DI INQUIETUDINI.
Nel II° secolo dopo Cristo le province latine dell’Impero romano assistettero a un’irresistibile invasione dei culti orientali: egiziani, semitici, iranici. I misteri di Iside, Serapide, Cibele e Attis, dei Baal siriaci, di Sabazio, di Mithra travolsero gli dèi del pantheon greco‑romano, sommergendo riti e concezioni dell’austera religione “civile” dei romani con la turbolenza emotiva e scenografica dei cerimoniali celebrativi e iniziatici, lo splendore fantastico del contenuto mitico, l’intensità della vocazione mistica e soteriologica. Quali ragioni provocarono, quali circostanze permisero questo sconvolgimento spirituale il cui risultato fu il trionfo del cristianesimo? Questo problema, fondamentale per la storia delle religioni e per un’esatta individuazione delle origini della civiltà occidentale, è al centro di questo ormai classico studio di Franz Cumont.Si tratta di un’opera di immenso valore, per il rigore metodologico e la finezza con cui riesce a ricostruire le articolazioni e l’unità organica di un fenomeno singolarmente complesso e sfuggente, a cavallo fra due grandi culture storiche.
Franz Cumont (Alost 1868-Bruxelles 1948). Dal 1889 al 1911 tenne a Gand la cattedra di Istituzioni romane. Nel corso dei suoi lunghi viaggi in Anatolia e in Siria raccolse copiosi materiali per i lavori che ne imposero in Europa la fama di archeologo e storico delle religioni: Studia Pontica (1906), Recueil des inscriptions du Pont (1910), Etudes syriennes(1926). Ma furono soprattutto i suoi studi dedicati alla religione di Mithra (Les mystères de Mithra, 1913) e ai misteri ellenistici ad attirare l’attenzione di tutti gli studiosi in materia e del più vasto pubblico.