Evita Peròn. Il cuore dell'Argentina
Il mito di Eva Perón resiste a tutte le mode e a tutte le tendenze politiche. Morta quasi sessant'anni fa, la sua immagine continua a risplendere più viva che mai nell'immaginario collettivo argentino ed internazionale. Un mito alla cui formazione hanno contribuito diversi fattori, come viene ben spiegato nel libro che Domenico Vecchioni, diplomatico italiano vissuto a lungo in Argentina, ha dedicato alla seconda moglie di Juan Domingo Perón. Innanzitutto la stupefacente rapidità dell'avventura umana e politica di Evita. In meno di quattro anni, dal 1943 al 1947, Evita passa dal recitare piccoli ruoli alla radio ad essere acclamata Capo spirituale della Nazione.
Poi la morte prematura, a 33 anni, avvenuta nel momento del suo massimo splendore politico e maturazione fisica. Alla creazione del mito contribuiscono certamente anche il suo comportamento da Robin Hood (toglie ai ricchi per dare ai poveri, sia pure in maniera disordinata e autoritaria) e il ruolo giocato di prima, vera donna politica argentina. Una sovvertitrice dell'ordine stabilito, una "femminista" che paradossalmente si comporta da "macho" per ottenere risultati concreti (diritti politici alle donne) e duraturi nel tempo (legislazione civile che mette fine alla inferiorità giuridica delle donne argentine). Questi ed altri fattori vengono esaminati nel libro di Vecchioni che penetra nei meandri delle sinuosità e delle contraddizioni di una delle donne più significative del secolo scorso.