LA FINE DI BISANZIO
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«Dall’alto delle loro postazioni sulle mura, essi potevano notare le cataste di scale d’assedio, i rampini da scalata e la frenetica attività nel campo degli assedianti turchi: i preparativi per l’ultimo assalto erano ormai completi. La resistenza era però destinata a essere vana: alle prime ore del 29 maggio 1453 l’imperatore e molti dei suoi comandanti erano già morti e i turchi sciamavano in città, segnando la fine della lunga storia della Costantinopoli cristiana»
Il 29 maggio 1453, dopo un lungo assedio, gli Ottomani guidati dal sultano Maometto II espugnavano Costantinopoli. Finiva, dopo secoli di storia, l’impero bizantino. Ma da cinquant’anni almeno Bisanzio era l’ombra di un impero, ridotto a pochi brandelli di territorio: Costantinopoli, Tessalonica, il Peloponneso. A guidare i comportamenti degli ultimi bizantini, dei governanti come dei semplici individui, non fu uno scontro tra cristianesimo e islam, una battaglia per la fede, ma un meno eroico e più umano affannarsi per salvare se stessi. Cronache, lettere, racconti dei viaggiatori, materiali d’archivio documentano nel libro l’agonia e la morte di Bisanzio, come pure i profondi effetti che quell’evento ebbe sulla cultura europea.
Jonathan Harris insegna Storia bizantina al Royal Holloway, University of London. Fra i suoi libri «Byzantium and the Crusades» (2006) e, tradotto in italiano, «Costantinopoli» (Il Mulino, 2011).
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