1918: cronaca di una disfatta. Testi e documenti austriaci sul crollo militare dell'Impero asburgico
Con la scrupolosa precisione e la competenza che gli derivano dall'aver trascorso gran parte della sua vita in ambienti militari italiani ed esteri, l'autore ha composto un «collage» di testi, documenti e notizie di quotidiani, atto a configurare in modo sintetico ma esauriente la situazione dell'Impero asburgico nel suo ultimo mese di vita e il reciproco condizionamento fra quanto avveniva nei vari teatri di guerra e le vicende politiche all'interno del territorio.
Il nesso fra i singoli fatti e le loro immediate conseguenze emerge con tanta evidenza da resoconti, ordini e messaggi trascritti in rigorosa successione di tempi, da risparmiare molto spesso all'autore spiegazioni e commenti che, oltre a risultare superflui, priverebbero il testo della sua caratteristica principale, quella di offrire una «cronaca» documentata e quanto più possibile completa del progressivo e inarrestabile sfacelo della struttura statale e della potenza militare austro-ungarica.
È il capitolo conclusivo della storia di un esercito dalle tradizioni secolari, ma ormai destinato a soccombere per una paurosa crisi economica, per gli insuccessi subiti anche dai suoi alleati su altri fronti e per la irriducibile volontà di indipendenza dei diversi popoli di quello stato plurinazionale.
E molte truppe affronteranno l'ultima prova, mentre le insegne della patria comune vengono abbattute e distrutte e nascono nuove comunità politiche, che già considerano alleate e amiche le potenze dell'Intesa.
Come scrive nella sua premessa riferendosi ai giudizi ancor oggi discordi sulla battaglia di Vittorio Veneto, Giulio Primicerj ha voluto «interrogare l'avversario» per far conoscere al lettore italiano cosa accadde «dall'altra parte» nell'autunno del 1918, contribuendo così a una valutazione scevra di luoghi comuni dello sforzo sostenuto dai due eserciti e dell'effettivo valore di quella offensiva.
L'autore
Giulio Primicerj, nato a Tripoli nel 1925, sottotenente nel 1945, percorre tutta la sua carriera militare al comando di reparti alpini e in incarichi di stato maggiore.
Dopo aver frequentato la Scuola di guerra della Bundeswehr, dal 1969 diviene addetto militare alle ambasciate di Bonn e dell'Aja. Lasciato il servizio attivo nel 1979 col grado di generale di divisione e stabilitosi nella «sua» Trieste, continua a dedicarsi allo studio di testi austriaci e tedeschi sulle due guerre mondiali.
Autore di un saggio in lingua tedesca sulla campagna di Etiopia 1935-36, ha tradotto per l'Ufficio Storico dello S.M.E. il Diario di guerra del Comando supremo della Wehrmacht 1939-41 e l'opera di Berendt sulle attività informative dell'Afrika Korps.