Risorgimento?! Considerazioni a disincanto di una mitologia civile.

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Autore: Luigi Copertino., pagine 142.
ESAURITO

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Nell’anno del centocinquantenario dell’unità d’Italia, stiamo assistendo allo stantio ripetersi del rito ufficiale della religione civile liberal-nazionale che, come l’antico paganesimo della tarda romanità, mentre la sua forza va scemando e calando, sostenuta soltanto da quella fabbrica di illusioni che è il sistema mediatico occidentale, continua a celebrare, attraverso la sua casta sacerdotale istituzionale, una memoria detta storica ma in realtà espressione di una ben nota filosofia della storia. Quella che, in sostanza, a fronte del lavoro di revisione storica che ormai inizia ad essere noto anche ad un più vasto pubblico, vuole difendere l’indifendibile memoria, immacolata, dei padri della patria risorgimentale assolvendoli da qualsiasi misfatto commesso per la semplice ragione che essi camminavano nel solco progressivo tracciato dal, presunto, senso della storia. Una filosofia evidentemente hegeliana che finisce, machiavellicamente, per giustificare tutto: dalle doppiezze diplomatiche di Cavour all’utopia di Mazzini che infiammava l’idealismo di molti giovani solo per mandarli al macello, dalla persecuzione della Chiesa ai massacri dei bersaglieri ai danni della popolazione di Pontelandolfo e Casalduni. Si tratta della stessa filosofia che ha giustificato in passato, in nome della classe o della razza, i gulag ed i lager e che giustifica oggi, in nome del mercato globale, le guerre umanitarie ed il saccheggio planetario perpetrato dalla speculazione finanziaria. In questo libro, che certo non vuol essere esaustivo ma solo fornire al lettore una traccia per un approfondimento culturalmente salutare, l’autore, il quale sin dall’inizio dichiara di non voler rimanere sul mero terreno storiografico pur attraversandolo come è doveroso, smonta le pretese di quella filosofia della storia non solo opponendole obiettivi dati storici che svergognano l’iconografia devozionale risorgimentale, ancora presente nei testi scolastici e nei media come se dai tempi del deamicisiano e massonico Libro Cuore nulla fosse cambiato nella percezione della reale natura delle forze che si impadronirono del processo unitario nazionale per sviarlo dai suoi naturali - vista la storia policentrica della nostra penisola - esiti confederali, ma anche opponendole un’altra lettura degli stessi avvenimenti fondata, però, sulla teologia cattolica della storia. Se è vero, come ricordava Augusto Del Noce, che il dramma del mondo cattolico contemporaneo è soprattutto quello di non aver più una chiara consapevolezza dell’interpretazione della storia che nasce dalla fede, avendo esso accettato ermeneutiche di estrazione immanentista con la conseguenza tragica di separare la fede dalla storia, ben può comprendersi l’importanza del tentativo che l’autore propone affinché la cultura cattolica contemporanea riprenda coscienza della necessità di un’esegesi degli avvenimenti storici aperta alla Trascendenza, benché non refrattaria verso l’apporto scientifico della storiografia e delle scienze umane e sociali.

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