Questa silloge è una miscellanea di racconti, in parte realistici, dove addirittura l'autrice crea l'inverso di sé stessa (vedasi "L'eco della montagna" e il prequel di questo racconto). Altri racconti più moderni e più vicini alla sensibilità dell'Autrice mantengono la solita vis visionaria che sfocia nel metafisico.
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