Nove Canti. Canti sciamanici del Regno di Chu.

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Autore: Jiu Ge; Cardellini S. Pag. 224; TESTO CINESE A FRONTE

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Le poesie dei Nove canti, scritte alla corte del regno di Chu nel periodo degli Stati Combattenti (453-221 a. C.), rappresentano la più anticatestimonianza di letteratura sciamanica cinese, nei cui aspetti rituali emergono i tratti salienti dei princìpi Taoisti. Queste raffinate poesie sono pervase da un sensoprofondo di devozione per le divinità e gli spiriti ancestrali, non sempre corrisposto, generando quel sentimento contrastante di gioia e dolore che è il cuore e l’anima di questi canti: «Non v’è dolore più grande di chi lascia la vita,/ non v’è gioia più grande di chi rinnova il reciproco amarsi».Il lavoro di traduzione è supportato da un approfondito commento storico e filologico.

ILCURATORESerse Cardelliniè nato a Pesaro nel 1976, dove vive. Poeta, Antropologo, Filosofo delle Religioni, operatore in Scienze Socio-Sanitarie, operatore olistico in Medicina Tradizionale Cinese e sinologo. Attualmente opera nell’ambito della Medicina Tradizionale Cinese, compiendo da diversi anni viaggi studio in Cina presso i templi dei monaci Shaolin di Song Shan. Nell’anno accademico 2019-2020 è stato chiamato a ricoprire la cattedra di Religioni Orientali al Seminario Teologico Internazionale PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Monza. La sua materia di studio riguarda i suoni curativi appresi da pratiche sciamaniche, tantriche, nell’ambito del kototama (parola-spirito) giapponese e del liuzijue(metodo dei sei suoni) cinese, applicati come preghiera, meditazione e parola poetica.

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