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Napoli Spagnola - IV. L'età d'Argento nelle Spagne (1598-1621)
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Autore: Francisco Elías de Tejada., A cura di Gianandrea de Antonellis., Prefazione di Miguel Ayuso., pagine 624.
In questo quarto volume della sua opera Francisco Elías de Tejada traccia i profili delle grandi menti che popolarono Napoli all’inizio del Seicento. Si possono così scorrere le pagine nelle quali si presenta Francisco de Quevedo come difensore della politica del duca di Osuna, favorevole a conservare l’egemonia del re di Napoli sulla penisola italiana; oppure quelle dedicate a Tommaso Campanella, descritto come nemico del Regno di Napoli per l’estremizzazione della dottrina della monarchia universale del re delle Spagne. Campanella viene definito un “antiaristotelico, che storpia l’impulso costruttivo della riforma filosofica telesiana, un antimachiavelliano che copia Machiavelli, un antiluterano che furtivamente canonizza il luteranesimo nella mitica Città del Sole”. Ma l’asse centrale dell’opera è riservata ai personaggi illustri che danno il maggior tono al pensiero politico ispanico del regno di Napoli. Sono passati in rassegna lo scolastico di ferro Gio. Antonio Palazzo, cristianizzatore della ragion di Stato; Vincenzo Gramigna, cantore della monarchia come governo stabile; Alberto Pecorelli che, non contento dell’opposizione al machiavellismo, si scontra pure completamente con la sua versione mitigata nel tacitismo. E poi ancora: Juan Bautista Valenzuela, castigliano napoletanizzato fino al midollo; o Giulio Cesare Capaccio, personalità tra le più rilevanti del periodo, parimenti antitacitista e delineatore dell’architettura del regno di Napoli, considerato come corpo politico, come parte, con personalità istituzionale e culturale, integrata nelle Spagne in lizza con il nemico europeo. Napoli, dunque, è una città bella, al centro di un incontro fra la visione spirituale del mondo, l’orgoglio di appartenenza, la volontà di lasciare un messaggio al futuro e la consapevolezza di affermarlo.
FRANCISCO ELÍAS DE TEJADA (Madrid, 1917-1978), cattedratico delle Università di Murcia (1941) e, successivamente, di Salamanca (1941-1951), Siviglia (1951-1977) e Madrid (1977-1978), è il maggiore tradizionalista cattolico del Ventesimo secolo. Il suo impegno intellettuale riguarda da un lato l’approfondimento del Diritto naturale concepito come relazione tra il potere divino del Creatore e la libertà della creatura razionale portatrice di un destino trascendente e dall’altro l’individuazione dell’identità ispanica vista come sistema di valori comunitari e lotta missionaria in difesa della Cristianità. Francisco Elías de Tejada, viaggiatore in tutti i campi della cultura e della geografia, autore di centinaia di pubblicazioni in una ventina di lingue diverse, sostiene, nei suoi libri su Napoli, che la sola Napoli autentica fu quella partecipe delle comuni imprese della grande Monarchia spagnola.
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