Maria Sofia Regina dei Briganti. Dall'assedio di Gaeta all'attentato a Umberto I

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Autore: Fulvio Izzo., Prefazione: Pietrangelo Buttafuoco., pagine 480, illustrato.
ESAURITO

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L’immagine di Maria Sofia di Borbone consegnata dalla storia al mito è quella di una giovane Regina che rincuora i combattenti e i feriti sugli spalti di Gaeta mentre infuriano i bombardamenti degli invasori piemontesi. Nessuno incarna l’ansia di riscossa contro l’ingiustizia e l’arroganza dei prepotenti meglio di questa intrepida giovane, che oppone alla violenza e alle subdole manovre dell’aggressore l’impeto ribelle dei suoi diciannove anni. Fragore, polvere e grida: da lì è rinata la dignità del Sud, ferita da tradimenti e indecisioni. Il suo spirito combattivo, che induce Gabriele D’Annunzio a coniare per lei l’appellativo di “aquiletta bavara”, non viene meno negli anni successivi alla caduta del Regno delle Due Sicilie. Pur di minare la stabilità del nuovo stato sabaudo e di ritornare sul trono di Napoli, dall’esilio e per un lunghissimo arco di tempo, Maria Sofia traccia e realizza alleanze con anarchici, sinistra radicale e comunque con qualsiasi forza politica nemica del suo nemico. Si crea così un intreccio di utopia socialista e legittimismo popolare, di rivoluzione e reazione che trapassano strumentalmente l’una nell’altra e che reciprocamente si sostengono. L’acquisizione di nuovi e decisivi documenti d’archivio (le carte di Giovanni Maria d’Ales-sandro, duca di Pescolanciano) permettono di definire la giusta prospettiva e consentono una messa a punto, con nettezza di contorni, soprattutto sugli avvenimenti di fine Ottocento e sulla morte di Umberto I di Savoia, che videro protagonista il mondo borbonico. Questo lavoro ha l’intento primario di chiarire storicamente e con rigore i sentieri intricati ma percorribili che videro agire con insolite sinergie borbonici, anarchici e sinistra radicale, ma non nasconde la volontà di ricordare l’immagine avvincente e coinvolgente di una Regina alla quale un destino severo ha imposto dolorosamente la crescita tra tempeste, rotture irreparabili, esilii. FULVIO IZZO, salernitano, vive da anni con la famiglia ad Ascoli Piceno. Dirigente del Ministero dell’Istruzione, è stato Provveditore agli Studi di Massa Carrara e di Macerata; attualmente è Vice Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche. Oltre a studi di diritto amministrativo, diritto processuale amministrativo e diritto scolastico, annovera fra le sue pubblicazioni: L’attentato del fermano Giuseppe Monti alla caserma Serristori nella insurrezione romana del 1867 (Maroni, 1994); I Lager dei Savoia - Storia infame del Risorgimento nei campi di concentramento per meridionali (Controcorrente, 1999); I Guerriglieri di Dio - Vandeani, legittimisti, briganti (Controcorrente, 2002); I fratelli Bandiera: Risorgimento senza eroi? (Ripostes, 2011). Collabora a L’Alfiere, rivista napoletana tradizionalista, di cui è componente del Consiglio di Redazione. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali: primo premio “Latina per il tascabile” (sez. storiografia, Latina 1999); primo premio Concorso Internazionale “Tito Casini” (saggistica edita 1999 Borgo San Lorenzo); premio “Giuseppe Federici” (saggistica storica, Rimini 2000). Sull’opera I lager dei Savoia è stato tessuto, nel 2011, il documentario di Rai Storia “Lager Savoia”. «Quella che gli storici italiani chiamano “guerra del brigantaggio” fu la generosa rivolta degli umili contro il regime piemontese. Se il mio sposo, invece di rimanere a Roma, avesse varcato i confini del Regno e si fosse messo a capo degli insorti, raccogliendo le bande sparse in un solo esercito, saremmo rientrati vittoriosi nella Reggia di Napoli». «Ai Re non rimane ormai che il prestigio del fasto e se fanno la vita dei piccoli borghesi, come Vittorio Emanuele, è naturale che a qualche piccolo borghese loro suddito venga l’idea di prenderne il posto».

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