Mangiare medievale - Alimentazione e cucina medievale tra storia, ricette e curiosita'

15,00 €
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Autore libro: Omicciolo Valentini R., pagine 216
ESAURITO

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In mille anni la società cambia in modo radicale e si può comprendere come, per questi motivi, parlare di mangiare medievale significhi affrontare trasformazioni notevoli, che non possono essere schiacciate in un unico modello di vita, ma devono intendersi come una lenta progressione, legata alle abitudini degli uomini, alle modifiche del territorio, alla mescolanza di culture e ai commerci che ne sono derivati. [...]

Infatti, se nei primi secoli sopravvissero sicuramente abitudini culinarie di tipo romano, legate fondamentalmente alla coltura di cereali, olio e legumi, sul finire del Medioevo predominava una cucina raffinata e ricercata, come risulta dalla raccolta di ricette di Mastro Martino, il Libro de arte coquinaria, ritenuto da molti anche il primo ricettario dell'Italia rinascimentale. Diviene perciò fondamentale esaminare l'evoluzione sociale, per comprendere i diversi modelli alimentari. Così come è altrettanto indispensabile avere ben presente la struttura della società dell'epoca e le diversità territoriali, perché i fattori culturali e quelli ambientali caratterizzarono in modo ben definito i differenti modi del mangiare medievale: la globalizzazione che viviamo oggi era ancora molto lontana. [...]

Questo libro, arricchito da un nutrito capitolo di ricette delle varie latitudini geografiche e culturali dell'Età di Mezzo, delinea il quadro evolutivo dell'alimentazione del Medioevo, fecalizzando l'attenzione, per quanto riguarda la cucina, sui secoli centrali di questo periodo, forse più identificativi, o più riconoscibili, del mondo medievale. Rosella Omicciolo Valentini, collabora da anni con "Cronache Medievali", periodico di studi medievali con due rubriche fisse: "In taberna" (cucina medievale) e "Il giardino dei semplici" (erboristeria medievale).

RECENSIONE ILLUMINANTE di un lettore di www.ciao.it MANGIARE MEDIEVALE: due brevi e semplici (almeno in apparenza) locuzioni che, invece, introducono il Lettore in un mondo spesso poco considerato. Anzi: spesso "rimosso". In un mondo - e in un tempo - che ci appaiono assai lontani; ma che - se seguiamo il fil rouge della "cucina" di allora (cioè del Medioevo) si presentano ai nostri occhi, un po' stupiti, come il "passato prossimo" delle abitudini culinarie contemporanee. O, almeno, della prima metà del XX secolo. Libro "divulgativo", ma assai piacevole e con molte ... scoperte, per il Lettore

(1). L' introduzione - dell'Autrice - è assai ben sintetizzata e tratteggiata dalla citazione di Muhammad Al Baghdadi: "Non vi è torto nel prendere piacere dal cibo, nè nello specializzarsi in esso". Il Volume, dopo le 2 (!) pagine citate, entra subito nel vivo del tema: snodandosi, con grazia - anche letteraria - tra alimentazione dei vari ceti sociali del Medio Evo, storia in senso "stretto", ricette, curiosità, ..., senza disdegnare aneddoti e/o "leggende". Ne esce un vivo e "fragrante" quadro di storia, usi, tradizioni, ..., in buona sintonia con le esigenze dell'antropologia alimentare (e non). Le note, chiare ed abbondanti, unitamente a molte fotografie e copie di stampe, illustrano piacevolmente il ... discorso. Se mi è possibile delineare una sintesi - non tanto dei contenuti, cui rinvio espressamente - ma dell'architettura del Libro

( il c.d. indice ), devo segnalare al Lettore dell'opinione che la struttura del Lavoro è dicotomica e simbiotica:

- I) l'alimentazione;

- Ii) la cucina e le ricette. Già questa scelta sistematico organizzativa è rivelatrice delle 2 "chiavi di lettura" principali. Mi riferisco, con tutta evidenza all'evoluzione storica (culturale, climatica, ambientale, commerciale, ...) della "cucina" intesa in senso generale e, "in alternativa", ai problemi della conservazione dei cibi, ... et similia. Più analiticamente, ecco che il "nostro" viaggio storico-gastronomico parte, pur velocemente, dalla fine della civiltà romana (seconda metà del V secolo - 476 d.C., per i ... pignoli) e giunge al termine del XV secolo: attraverso le "tappe2 del periodo barbarico, della religione egemone nella Società, dei cicli economici e degli sviluppi post anno 1000. Il percorso, inoltre, evidenzia - con tratti rapidi ma assai incisivi - la differenza del cibo (quotidiano e non) tra signori, monaci, contadini, ...; ed evidenzia pure - al Lettore - le influenze del territorio (costa marina o fluviale, pianura o collina, palude ...) e ... le "altrui" cucine (Arabi, Ebrei, Vichinghi, ...). Tra i capitoli di "mio" maggior interesse, voglio ricordare quelli sui temi dell'uso (?) della forchetta e dell'importanza - per le "diete" - dei vari periodi dell'anno liturgico Cristiano. Ma anche i prodotti ci appaiono spesso sotto una nuova luce, pur essendone i nomi arcinoti: pepe, noce moscata, zafferano, cannella, sale (n.m.b.!), il pane, il formaggio, ecc. (cfr., pagg. da 71 a 98). Un "posto d'onore" spetta pure alle c.d. bevande. Cioè ad acqua e vino, ma anche a sidro e distillati. Il vino, in particolare, merita una "menzione"; poichè - in quel periodo di "scarse" norme igieniche (!) e di aumento di paludi e/o pantani - il "nettare di Bacco", anche se assai "diluito" per i ceti più umili, costituiva un sistema assai utile per prevenire malattie (oltre a quelle, già più che abbondanti, dovute a scarsa alimentazione, mono-alimentazione, ecc.)

(2). Proseguendo questa "storia del e col cibo", arriviamo ai ricettari medievali e - nella parte II) - ad una intelligente, oltre che interessante, serie di ricette. Ne voglio citare 1, solo 1, per ogni "tipologia": . zuppe, minestre e brodetti (il passato di rape), . la pasta (i maccaroni siciliani), . le carni (la carne in salsa agrodolce), . il pesce (il carpione), . le torte salate (l'erbolato), . le uova (le uova tribolate), . verdure e legumi (le lenticchie), . le salse (l'agliata), . i dolci (!?!: assai diversi dai signori ai ... contadini),,, come la "zuccarata", . le bevande (il vino "confortatium"). - Il tutto si trova, nel Libro e con illustrazioni, da pag. 117 a pag. 204. "Chiudono" il Lavoro di R. Omicciolo Valentini, infine, i banchetti ed i menù - del Signore !!! Per i più curiosi/esigenti, segnalo anche la bibliografia (fonti e testi) e le "referenze iconografiche". Buona lettura.

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