Lupi, genti, culture. - Uomo e ambiente nel medioevo
23,00 €
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Autore libro: Ortalli G.
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Con la fine dei quadri politico-sociali romani l'uomo occidentale aveva smarrito alcune certezze. Quali le novità medievali? La perdita di controllo dell'ambiente e del mondo animale, ma soprattutto lo iato fra una cultura cristiana antropocentrica - con l'ideale dell'uomo dominatore sul creato - e le condizioni materiali di vita. L'alto medioevo è "confuso", ormai privo della capacità di riconoscere e classificare le diverse specie animali; i miti delle sirene o del grifone sono collegabili con lo sfumarsi dei contorni fra umanità e bestialità. La percezione dell'ambiente e della fauna è cambiata: solo in parte consapevole, l'uomo medievale costruisce una tradizione parallela a quella classica, e in essa gli animali diventano, di volta in volta, presenze indispensabili o acerrimi nemici. Fra questi, il lupo. Il lupo nell'età antica era considerato un pericolo quasi esclusivamente per le greggi. Dalla "Storia naturale" di Aristotele - in cui risultava nemico di suini, tori e pecore - si passa alla cronaca di Salimbene de Adam dove il lupo è l'aggressore dell'uomo per eccellenza: l'eccezionalità della violenza sugli uomini diventa normalità, l'ambivalenza del lupo della classicità lascia il posto alla negatività assoluta inventata dal medioevo.
In questo trapasso di atteggiamento mentale qualcosa deve essere accaduto. Secondo Ortalli, a causa della precarietà delle condizioni di vita, nel medioevo sono aumentate le nicchie di interferenza tra lupo e uomo. Su una situazione di pericolo oggettivo e di legittima ostilità si innesta poi un nuovo "habitus" mentale (l'incertezza psicologica) e culturale (il cristianesimo), con la tradizione biblica che fa da supporto al lupo come simbolo del male. Il lupo diventa per la società occidentale il nemico da combattere, senza attenuanti, quello da cui ci si deve proteggere, senza eccezioni. L'interpretazione classica del mondo animale è depauperata, nel caso del lupo, di ogni valore positivo. Il lupo è cattivo. È diabolico. E infine è eretico. Il lupo è sì qualcosa di reale ma, traslato su un piano simbolico, perde i propri caratteri originari e ne acquisisce di nuovi. La forte paura induce nell'uomo medievale il ricorso al divino e alla sua protezione. Solo nel tardo medioevo si stempera, in parte, quella concezione negativa: ne è indizio anche l'episodio - isolato, a ben guardare, l'autore insiste su questo - di san Francesco e del lupo di Gubbio.