Le infinite valenze del cibo.

22,00 €
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Autrice Salsi N.; pag 232

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Il libro presenta ricerche culturali e riflessioni sul tema dell'alimentazione, dalle prime civiltà orientali a quelle dell'Antico Testamento, della Magna Grecia e di Roma, oltre al nuovo rapporto con il cibo nella civiltà cristiana. Passando per l'Età Medievale e il Rinascimento, parla dei cuochi più famosi dei secoli seguenti, arrivando al terzo millennio, con la cucina "light", destrutturata, molecolare. Imperdibili le "preferenze a tavola" di Papa Wojtila, Benedetto XVI e Papa Bergoglio. Il libro parla del cibo nei suoi aspetti di "fisicità, simbolismo e sacralità": e non potrebbe essere più "inclusivo di EXPO 2015". Ogni capitolo ha appropriate ricette con foto.

SALSI NANDA L’autrice, laureata in Scienze umane,  ha insegnato per decenni ed ha realizzato Corsi di aggiornamento per docenti sugli aspetti psicologici dell’alimentazione. E’ una cuoca straordinaria, anche se non si sente un’esperta di enogastronomia. Ma, nel dono della sua cucina, ricca di tradizioni, sa inviare messaggi che vanno ben oltre la fisicità del cibo, creando tavolate di gioiosa convivialità, non solo per importanti personaggi, ma soprattutto per i suoi  amatissimi nipoti. Le sue  ricette  ‘pescano’ dalla tradizione culinaria emiliana, la sua terra, e sono illustrate da magnifiche foto. Ma il libro è nato soprattutto dal desiderio di evidenziare gli aspetti  psicologici, affettivi, simbolici e sacrali del cibo. Ha la prestigiosa Prefazione del grande Paolo Massobrio, e ci stimola a capire la differenza tra 'il mangiare e lo stare insieme a tavola’. 

PRESENTAZIONE ALLA BIBLIOTECA INTERNAZIONALE  ‘LA VIGNA’  DI  VICENZA:

“LE INFINITE VALENZE DEL CIBO – LA PAROLA ACQUA NON AVRA’ MAI SETE”

20 aprile 2016  

Palazzo Brusarosco Zaccaria, Contrà Porta Santa Croce, 3

     "Mi hanno accompagnato due dei miei meravigliosi nipoti: Nicolò e Maria Cecilia. Siamo partiti alle 16.30 per essere sicuri di arrivare con un po’ di anticipo e viaggiando tranquilli. Io avevo anche fatto in tempo, appena pranzato, di rilassarmi una mezz’oretta a letto. Cecilia, seduta a fianco di Nicolò, era dolcissima e piena di humor, come sempre, e mi faceva stare allegra. Si è appena laureata in Filosofia all’Università Cattolica, e sta facendo l’Università anche per poter insegnare Religione nella scuola pubblica. Non hanno disdegnato  i ‘Dolcetti dell’intelligenza’ di Santa Ildegarda che avevo portato, nonché dei gustosissimi  antipasti, del tutto nuovi, che avevo cucinato per loro.

QUESTA E’ LA TRASCRIZIONE DELLA REGISTRAZIONE:

 "Prof. MARIO BAGNARA: “E’ un volume  molto originale, e il titolo può trarre in inganno, perché non si tratta di un libro di cucina, anche se presenta diverse ricette di ogni epoca e le loro belle foto. E’ un discorso sulla cultura alimentare che documenta millenni di storia, partendo dalla Genesi, da Abramo, passa dalla Mesopotamia, alla Grecia e a Roma, parla di Apicio e di tanti indimenticati personaggi storici e fino ai nostri giorni. Ma evidenziando, soprattutto, il profondo e assoluto cambiamento portato dal Cristianesimo. L’autrice fa un discorso molto organico, appassionato, che dimostra una preparazione invidiabile. Emerge un grande amore per i nipoti e c’è davvero l’esaltazione dei nonni. C’è una testimonianza finale commovente della famiglia, pur non dimenticando le problematiche che l’attraversano. Mette in evidenza l’importanza dell’unità fra le generazioni e dice che: “i nipoti sono meravigliosi, ma che il merito non è della nonna, bensì dei loro genitori”. C’è una profonda identità cristiana, molto coerente in tutto il libro. Quando parla dei Papi non va alla deriva, parla delle loro encicliche, della loro santità, ma anche della loro convivialità. E non mancano neppure le esortazioni post-sinodali. E’ un libro di sicuro successo”.

     Prof. ADOLFO MORGANTI, fondatore e direttore dell’Editrice IL CERCHIO:  “Sono qui anche come presidente di ‘Identità europea’, di cui è stato fondatore e finora responsabile il prof. Franco Cardini, che si è formato alla scuola francese,  da cui ha preso il senso pratico nel rappresentare anche l’antropologia del cibo: si veda anche l’ultimo suo libro ‘L’appetito dell’Imperatore’. L’alimentazione rappresenta la base dell’antropologia, nelle sue espressioni quotidiane, che sono le più pregne di significato. E non solo per ciò che viene scambiato sulla tavola. Il cibo è importante per capire lo sviluppo storico e spirituale della civiltà. Da quella del latte, poi dell’olio e della birra; e, dalla nostra montagna: la cultura del lardo e dello strutto. Come dall’insussistenza del formaggio nelle civiltà  asiatiche. Da tutte queste prendiamo una serie di informazioni impressionanti di lunga durata per capire noi stessi e gli altri.  E sono più che mai rilevanti le nuove espressioni culturali che prende il cibo nella tradizione cristiana.  L’antropologia del cibo è uno dei grandi mezzi per capire anche una divinizzazione  dell’uomo. Non ho bisogno di ricordare la novità del Cristianesimo: sviluppo storico e spirituale della cultura, non solo per ciò che avviene a tavola. Cristo si è dato in ‘pane e vino’  e si può parlare di una nuova “cultura alta”.

Intervento dell'autrice: “ Il mio concetto dell’alimentazione non è soltanto fisiologico, come è diventato oggi attraverso i media, ma tiene in considerazione il valore affettivo, psicologico, simbolico, oltre che sacrale, del cibo.  Ho voluto percorre la storia del cibo, che molti di voi conoscono meglio di me… dalla Mesopotamia, alla Grecia, a Roma … e fino ai giorni nostri. E, fin dai primi millenni, l’uomo offriva il cibo agli dei: quasi a rendere più divini gli umani e più umani gli dei.

  La copertina del mio libro riporta una mia foto di un’insalata che io preparo in primavera: molte primule del mio giardino, uova, carote, insalata, pomodori, noci, uvetta sultanina rinvenuta nel marsala: tutti questi elementi,  ognuno con la sua ‘valenza’, esprimono la mia cultura del cibo:  gli aspetti corporei, del gusto e del piacere;  mentre i fiori  rappresentano gli aspetti simbolici e sacrali del cibo. Perché i fiori? Perché è l’acqua che li fa vivere . La parola acqua che si trova nel sottotitolo è molto importante per me: è un simbolo primordiale… se uno sta morendo di sete in un deserto dice: acqua! Così le prime parole di un bambino. E’ la sorgente della vita.   Durante la Santa Messa il Sacerdote si fa versare alcune gocce d’acqua nel calice e dice: ‘L’acqua unita al vino è segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana’. L’acqua va a far parte della Vita divina! Come mi piacerebbe essere una goccia d’acqua che entra nel calice!”.  

l Dott. PAOLO MASSOBRIO: “Non sapevo da come Nanda avrebbe potuto cominciare a presentare il suo libro. E devo dire che, anche per me, un personaggio veramente interessante è Ildegarda, figura moderna: religiosa e laica nello stesso tempo. “Tutte le cose che noi possiamo gustare, è perché Egli le ha rese indispensabili per l’uomo”. Ildegarda elenca le cose necessarie contro la paura. Cosa c’entra il gusto con la paura? Quando si incontra una cosa buona, ti dà più sicurezza e certezza nell’amore del Creatore.   Il cibo è anzitutto un dono. Ma ora il cibo, attraverso i grandi chef, è soprattutto edonismo, consumo: vedi televisione, ed altro. Ci sono tanti modi per parlare di cibo: il libro di Nanda è soprattutto un modo straordinario di fare cultura.  Perché il diavolo, il cuciniere del mondo, vorrebbe che tutta l’alimentazione si riducesse ad una pillola?  Viene fatto fuori il gusto. Perché, invece ci sono tante varietà di cibo? Perché è cosi complesso questo universo?  C’è una bellissima parola, di Sant’Ildegarda, che esprime questa complessità, questa luce: ‘Viridità’.  Dopo mille anni viene riscoperta questa santa, Ildegarda, da Benedetto XVI, che la eleva a Dottore della Chiesa. Nel Medioevo l’uomo era  concepito come un’unità, tanto che Ildegarda, una santa monaca, parla anche del valore della sessualità. Oggi si assolutizza tutto, come tante molecole. Il libro mi è piaciuto perché sembra scritto da una bambina: la parola che la distingue è: semplicità. Una bambina che ha ancora la capacità di stupirsi. TU SEI QUELLA GOCCIA CHE ENTRA NEL CALICE!  Se tu non fossi quella goccia, non avresti potuto scrivere questo libro: la nostra esperienza è per questa goccia!”.

   L’altra parola è ‘memoria’. La nostra epoca è un periodo in cui non c’è memoria. Papa Benedetto  XVI ha puntato il dito sul ‘Relativismo’. Con l’edonismo il cibo è solo ciò che finisce nella pancia. Invece Nanda racconta cose straordinarie. Io sono stato spesso invitato in un monastero. Ho conosciuto e ho goduto dell’amicizia, per dieci anni, di Leo Moulin, uno storico belga, protestante e convertito al cattolicesimo, affascinato dai monasteri. Soprattutto i monaci mangiano in silenzio: anzitutto, per essere attenti al compagno, pronti ad allungare l’acqua, o il vino e le altre cose: pensate se fosse così in famiglia! Secondo, perché pregano; c’è sempre uno di loro che legge un libro. Carlin Petrini, che ha fondato ‘Slow food’ e che è un caro amico, anche se non la pensiamo allo stesso modo su tante cose,  ha scritto che “il Cristianesimo ha spento il gusto del cibo”. Ho chiesto al giornale di poter rispondere a questa affermazione. E ho scritto che:  “dopo le mie diverse esperienze nei monasteri e nella Chiesa che ho incontrato, devo dire invece che ‘la Chiesa che ho conosciuto io, ha valorizzato la persona, il gusto e ha acceso la curiosità’. Nanda è veramente brava in cucina, siamo diventati amici immediatamente”.      

 

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