La rivolta ideale
Alfredo Oriani fu un pensatore antisocialista e antiborghese, antimodernista e nazionalista; auspicò uno Stato che regolasse l’attività economico-sociale; alle libertà individuali anteponeva il principio d’autorità e la morale cristiana. Egli credette con fervore nel destino imperiale dell’Italia unita, esaltandone l’antica grandezza romana, galvanizzata e rinnovata dal fervore risorgimentale. La fede incrollabile nella Patria, intesa quale comunità di destino, e nel cattolicesimo come simbolo dell’ordine sulla terra, improntarono tutte le sue opere politiche.
In Rivolta ideale, pubblicato nel 1908, sintetizzò, in un affresco pieno di passione e di impegno civico, il degrado dei costumi e le miserie della classe dirigente, incapace di portare a compimento il risorgimento. Una nuova nobiltà dello spirito avrebbe dovuto perseguire gli ideali di grandezza e di bellezza, verità e virtù, forgiando il popolo italiano, affinché rinnovasse il genio della stirpe e il retaggio della tradizione. Indicava i nemici della sua rivoluzione culturale nel capitalismo, perseguente solo il guadagno immediato; nel socialismo, che illudeva le masse con le utopie astratte; nella debole e inetta democrazia; nella vanità della vecchia aristocrazia dei Savoia; nell’edonismo, che negava il messaggio cattolico. Egli legò la questione nazionale ai problemi sociali; risolvere la prima significava trovare una soluzione ai secondi, anticipando in questo modo il movimento fascista, e per questo fu onorato da Mussolini come padre nobile del Regime.