La conquista del sud. Il Risorgimento nell'Italia meridionale
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Per le popolazioni del Meridione d’Italia, il risorgimento fu sostanzialmente una conquista militare, che peggiorò le condizioni sociali ed economiche e compromise fortemente ogni possibile sviluppo.
Alianello mostra luci e ombre del dominio borbonico, rivela i retroscena politici dell’invasione piemontese, i crimini e gli orrori gravissimi commessi dopo l’unità, che stremarono in pochi anni l’ex Regno delle Due Sicilie. Si sofferma in particolare sul “cosiddetto” fenomeno del brigantaggio, che in realtà fu, agli inizi, un movimento di vera e propria ”resistenza” contro liberatori rivelatisi ben presto degli oppressori
Scrisse che l’unificazione d’Italia fu una guerra di conquista; i “padri della patria” erano dei massoni interessati all’oro più che agli ideali; il brigantaggio non fu lotta di classe per il possesso delle terre, ma guerra di difesa contro l’invasore, in nome di Dio e del re Borbone.
«Quando s’intese che la truppa piemontese era entrata nel regno, invece d’accomodarsi alla circostanza, i popolani gridarono “Viva Francesco II”, posero la borbonica coccarda rossa sul cappello e si armarono di armi rurali per tener testa ai piemontesi. E questo perché? Per una ragione semplicissima: da noi il popolo minuto aveva sempre considerato i piemontesi non come italiani ma come stranieri, non gente della nostra terra ma invasori, saraceni, turchi, austriaci o francesi che fossero. Solo i signori erano italiani, ma per gli interessi loro. Un esercito d’occupazione, insomma, con le sue crudeltà, i suoi saccheggi, le case distrutte, le donne violentate a forza».
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