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La città del Diavolo Giallo
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Autore: Maksim Gor'kij., Traduzione: Giuseppe Cosimo Tria., Introduzione:Vittorio strada., pagine 124.
La città del Diavolo Giallo nasce da un viaggio che Gor'kij - ormai scrittore celebre in tutto il mondo - fece in America nel 1906. Alle accoglienze trionfali tributategli all'arrivo seguirono, nei suoi confronti, sgradevoli episodi d'intolleranza puritana che rafforzarono le sue convinzioni antiamericane e anticapitaliste. Aldilà del risentimento per le disavventure del viaggio, l'opera è pervasa dal profondo disgusto per una città massificata, frenetica, protesa solo verso l'accumulazione e il consumo, dove le luci artificiali sostituiscono il sole, e l'urlo incessante delle linee del tram fa da colonna sonora all'insensato agitarsi della folla.
Il lato guasto della Mela risplende oscenamente in questo febbricitante ma lucido ritratto di New York.
Allo stesso modo, negli incontri con i vari personaggi, quali il re germanizzante in esilio - curiosa premonizione della follia di onnipotenza nazista -, il grande capitalista, il diavolo in persona, s'inscena una grottesca Totentanz, metafora di dannazione del sistema occidentale. In queste pagine, cupe e luminose allo stesso tempo, il realismo romantico gorkiano declina in un registro che è già lacerazione espressionista e delirio surreale, offrendoci una spietata lente d'ingrandimento con cui osservare le tante mostruosità del nostro modello di vita.
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