L'Aquila e la spada. La storia scritta dai Vincitori, la Leggenda...dagli Sconfitti
Magno Clemente Massimo, Comes Brittanniarum, ultimo Governatore delle Britannie, fu uno degli "usurpatori" più temuti della storia del tardo Impero. Mentre la storiografia romana ufficiale dell'epoca cercò in tutti i modo di cancellarne le imprese, al contrario la tradizione orale dei Celti di Britannia lo elesse al ruolo di indimenticato protagonista di più di una leggenda. Di lui, di Maesen Wledig, i bardi avrebbero cantato nei secoli le gesta. Non a caso, egli è il solo non-nativo che animi uno dei dodici racconti contenuti nell'antico " Mabinogion": l'unica traccia scritta della tradizione mitica britanno-celta. In questo libro, la Storia scritta e la Leggenda tramandata si intrecciano a creare un mondo epico e fatato in cui il realismo pragmatico e disincantato dei Romani si fonde con lo spiritualismo magico e sognatore dei Celti di Britannia, mostrando come Roma abbia lasciato in eredità alla Britannia qualcosa delle sue antichissime gloria e nobiltà. Qualcosa da cui sarebbe nata, quasi un secolo dopo, la leggenda più grande e amata di tutte, quella del Rex quondam Rex futurusque, il Re in Eterno: Artù.
Il romanzo dal titolo "L'Aquila e la Spada" ed il suo seguito - già in fase di scrittura - traggono origine dal racconto " La terza Aquila" anch'esso scritto da Alvaro Gradella e pubblicato nella raccolta " E' sempre tempo di eroi" (1988), edita da "Il Cerchio-Iniziative Editoriali" L'Autore ne ha sviluppato anche una sceneggiatura cinematografica che ha ottenuto un riconoscimento dalla Commisione Ministeriale competente. Il personaggio principale, il generale romano magno Clemente Massimo, è una figura realmente esistita, così come la maggior parte dei contemporanei che leggiamo fargli da contorno: gli imperatori Giulio Valente e Flavio Graziano, il generale Teodosio il Giovane, il vescovo Ambrogio (futuro santo e patrono), l'arcidruido Taliesin, e così via. Nella narrazion, quindi, lo vedremo muoversi ed agire in un contesto del tutto congruo al proprio tempo (la fine del IV secolo d.C.) e nel rispetto di quanto gli storici ci riportano di lui, nonchè della situazione politica, militare e dinastica negli Imperi Romani d'Occidente e d'Oriente. Magno Massimo non sfuggi ad una spietata damnatio memoriae, ma "L'Aquila e la Spada" restituisce voce e gloria - come mai prima - a questo straordinario protagonista di Roma e della Britannia.