Il diavolo. Appunti per una futura diabologia.
Il primo dei ribelli, l’angelo caduto, il malinconico re delle tenebre: non merita forse anche Satana – prigioniero della sua solitudine, vittima della sua disperazione cosmica e dell’odio da cui è circondato – una redenzione nel senso più cristiano del termine? Questo disertore del paradiso, quest’angelo in rivolta, geloso dell’uomo, che si rifiuta di servire il Creatore, è infatti il simbolo della libertà, della disobbedienza, e quale figlio è amato di più dal padre se non quello che gli disobbedisce? Papini veste, in questo saggio della maturità, apparso per la prima volta a Firenze nel 1953, i panni dell’avvocato del Diavolo. In un intreccio tra filosofia, teologia, letteratura, Papini ci consegna il ritratto più appassionato e umano di Lucifero. Al Satana biblico delle Sacre Scritture si aggiunge il Satana dell’arte, della letteratura – pensiamo al Faust di Goethe, al Mefistofele di Boito, agli scritti di Dostoevskij, Gide, Bernanos, Valéry – della poesia e dei costumi popolari. Inviso al Vaticano e bollato dall’«Osservatore romano» come un saggio “scapigliato”, il Diavolo di Papini non mancò di suscitare scandalo tra laici e religiosi. Il lettore, infatti, sarà sorpreso nello scoprire un Diavolo così originale, che ha contribuito ad ispirare artisti e intellettuali, ad essere creatore di bellezza e sia stato, in definitiva, necessario alla realizzazione dei disegni di Dio.