Gli Arditi della Grande Guerra. Origini, battaglie e miti

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Autore: Rochat G., pagine 252.
ESAURITO

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Gli arditi dei reparti d'assalto creati nel 1917 per la guerra di trincea sono ancora oggi accompagnati da una leggenda di valore e ferocia alimentata dalle loro imprese belliche, ma anche dal ruolo politico che ebbero in guerra e più apertamente nel dopoguerra, e poi dalla propaganda fascista, che li presentò come precursori del regime e come modello di un nuovo tipo di combattente politicizzato. Questo mito non era mai stato sottoposto a critica storica per l'insufficienza delle fonti archivistiche e ufficiali, per la complessità di una vicenda in cui si intrecciano fattori militari e problemi politici e per il ritardo generale degli studi sulla "grande guerra", questo momento così difficile e ambiguo del nostro passato nazionale. In questo volume Giorgio Rochat, che nei suoi studi ha sempre cercato di unire storia militare e storia politica, affronta per la prima volta le vicende e le leggende degli arditi delle trincee della prima guerra mondiale alla strumentalizzazione fascista del combattentismo. In particolare ricostruisce le origini e il ruolo militare dei reparti d'assalto nel 1917-18, le loro imprese e i loro successi, che provocarono il rapido sviluppo della specialità e la resero popolare. Studia parallelamente il ruolo politico degli arditi, che vennero ad impersonarela volontà di vittoria a tutti i costi, ma anche l'implicito rifiuto delle tradizioni e delle istituzioni dello stato liberale e del suo esercito. E infatti gli arditi subito dopo l'armistizio si schierarono con il nascente fascismo, assumendo il ruolo di punta nell'offensiva antisocialista; erano però troppo legati ai miti della violenza armata e della guerra nazionalista per riuscire a dar vita ad un movimento politico proprio. Sulla base di ampie ricerche sulla stampa e negli archivi della polizia, Rochat documenta infatti come l'arditismo si ridusse ben presto a movimento subalterno al fascismo mussoliniano, strumentalizzato prima dalle molteplici forze di destra che cercavano di inserirsi nel nuovo regime, poi dalla propaganda fascista in implicita contrapposizione all'esercito regolare. Giorgio Rochat, nato a Pavia nel 1936, ha insegnato nelle università di Milano e Ferrara e dal 1980 è professore ordinario di storia contemporanea presso l'università di Torino. Si occupa di storia militare, coloniale e politica dell'Italia contemporanea; fa parte del direttivo dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (cui collabora dal 1962) e della «Rivista di storia contemporanea»; è vicepresidente del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari e della Società di studi valdesi. Ha pubblicato L'esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini 1919-1925 (Bari, Laterza 1967); Militari e politici nella preparazione della campagna d'Etiopia 1932-36 (Milano, Angeli 1971); Il colonialismo italiano. Documenti (Torino, Loescher 1973); L'antimilitarismo oggi in Italia (Torino, Claudiana 1973); Pietro Badoglio con Pietro Pieri (Torino, Utet 1974); L'Italia nella prima guerra mondiale (Milano, Feltrinelli 1976); Breve storia dell'esercito italiano1861-1943 con Giulio Massobrio (Torino, Einaudi 1978); Italo Balbo (Torino, Utet 1986). Ha curato inoltre l'edizione critica degli Atti del Comando generale del corpo volontari della libertà (Milano, Angeli 1972) e, con Enzo Collotti, gli Scritti 1915-1975 di Ferruccio Parri (Milano, Feltrinelli 1976).

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