Nell'estate del 1966 il tradizionalista cattolico Attilio Mordini lavorava al suo testo sui "Giardini d'Occidente e d'Oriente" collaborando con l'amico Pietro Porcinai, che forniva, oltre alla sua competenza di geniale architetto paesaggista, il prezioso materiale iconografico della sua fototeca. Il libro doveva uscire di lì a poco per i tipi milanesi della Fratelli Fabbri ma il violento e quasi improvviso riacutizzarsi della malattia tubercolare costrinse Mordini ad interrompere quelle pagine.Lo ripubblichiamo oggi, nella sua -incompiuta- interezza.
Per l'occasione, in appendice proponiamo anche la ristampa di un suo brebe articolo, dove Mordini - terziario francescano - sembra affidare l'espressione di uno dei significati più profondi della cultura del giardino, alle garbatissime ma spiccie parole del grande Vescovo dell'Umanesimo fiorentino, Antonio Pierozzi, e alla citazione dell'amatissimo affresco del Beato Angelico nel convento di San Marco, dove il risorto appare a Maria di Magdala nelle vesti del divino Giardiniere della rinnovata fioritura dello spirito umano.