Dietro le linee.
Nel 1945, nell’isola filippina di Lubang, il nipponico Hiroo Onoda, tenente dell’esercito imperiale, riceve dal suo comandante, il maggiore Yoshimi Tanigushi, una consegna: di rimanere a Lubang. compiendo azioni di guerriglia contro i soldati americani dopo il loro sbarco nell’isola, di resistere a ogni costo, perseverando in attesa di nuovi ordini, senza prestar fede a qualsiasi ingannevole invito alla resa.
A 23 anni, egli comincia così la propria “guerriglia di treni’anni” nella giungla di Lubang. Essa termina nel marzo 1974, allorché, recatosi ili proposito nell’isola, il maggiore Yoshimi Tanigushi solleva dalla consegna il tenente Hiroo Onoda, dopo avergli comunicato la dichiarazione il capitolazione dell’Imperatore nel 1945.
Deposte le armi. Hiroo Onoda abbandona finalmente Lubang riportando con sé in Giappone la propria spada di samurai, da lui custodita per trentanni nella foresta filippina.
Qui, in azione dietro le linee, è una figura specificamente umana: Hiroo Onoda. Ma dietro ancora, e sopra di questa, al vertice dei propri lineamenti particolari si staglia, quale immagine sovraumana, la i d è a dell’uomo: come specie essenziale che oltrepassa ogni combinazione temporale, condizione razziale, limitazione terrestre.
Dietro le linee è il racconto della passione virile della volontà, di un portamento ascetico “fuori linea”, di un dispositivo esistenziale eccentrico – perché eroico – rispetto al sistema dell’umanismo contemporaneo. Per questo la sua scrittura ferma riceve, impressa ab origine, e rivela, in proiezione delle fattezze narrative, la fisionomia propria di una incomune filosofia della volontà. Di quella volontà dementante e naturante che “rettifica la filosofia dei letterati, conformandola a “disciplina militare dell’anima”: per significare una grandezza che ha da essere degna della Vita prima di stare al servizio della vita.
In noi disordinati e ordinari europei moderni, l’avventura ordinata e straordinaria di Hiroo Onoda non può destare che meraviglia e stupore. La volontà austera di quest uomo d’arme, vero monaco-guerriero, avrebbe invece confermato nell’ellenico Eschilo l’ammirazione per il tragico volere degli eroi arcaici: “È la volontà a tracciare e coltivare nell’anima il solco da cui i semi di nobili imprese germogliano.”