De Spectaculis - Sugli spettacoli

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Autore libro: Tertulliano Q.S.F., Collana: HOMO ABSCONDITUS - pagine 113

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Diagnosi impietosa della decadenza della cultura e della societa' tardo-pagana, il trattato De Spectaculis impressiona ancor oggi il lettore per il vigore spirituale con cui Tertulliano, esponente di punta della nuova religiosita' cristiana, fa propri tutti gli strumenti culturali della romanita' (la lingua, la raffinatezza della retorica) volgendole in favore di un radicale ripensamento non solo della cultura quotidiana della tarda romanita', ma dei fondamenti stessi della convivenza civile. Questo scritto segna la separazione fra paganesimo e cristianesimo nascente, in termini che ancora oggi affascinano il lettore.

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Editore Il Cerchio

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  1. IL DE SPECTACULIS DI TERTULLIANO. A cura di Riccardo Pasqualin
    Quinto Settimo Fiorenzo Tertulliano (155 ca.-222 ca.) è considerato l’iniziatore della teologia latina. Cartaginese, nato pagano, si convertì al Cristianesimo e ne divenne fiero apologeta, criticando l’eresia e opponendosi alle persecuzioni. Il suo stile è rigoroso, indice di un’inflessibilità che lo condusse ad avvicinarsi alla setta dei montanisti. Dopo la sua morte, i tertullianisti si riconciliarono con la Chiesa grazie all’azione di Sant’Agostino.

    Nel 2005 Il Cerchio ha riedito un’opera importante di Tertullianus: il De spectaculis, in cui l’autore latino critica gli spettacoli e il circo, segno della corruzione della società romana. Rinunciare a quel mondo di oscenità ed eccessi, secondo Tertulliano, significa rinunciare al diavolo, e contrappone la decadenza del suo tempo ai princìpi morali cristiani. La ferma condanna, però, è anche l’occasione per affermare e definire l’identità dei seguaci di Cristo, con citazioni e chiarificazioni di passi biblici.
    Il cartaginese odia ovviamente il circo poiché i pagani vi si riuniscono bestemmiando e invocando i leoni contro i cristiani ed è contemporaneamente strumento di persecuzione e di tentazione, ma gli spettacoli non sono solo immorali, bensì anche manifestazioni di idolatria e dietro agli idoli si cela il maligno.

    In appendice all’opuscolo, per agevolare una contestualizzazione, sono stati riproposti dei passi de L’arte di amare di Ovidio e delle Confessioni di Agostino, ma particolarmente prezioso è il buon saggio introduttivo di Stefano Piacenti. Lo studioso opera una disamina sintetica ma completa dello spettacolo come concetto e come fenomeno nella Classicità; è interessante la sua riflessione sul rifiuto dell’antico romano (legato a un atteggiamento pratico, tipico delle società contadine) per gli spettacoli:

    “Scene di sesso live, veri omicidi o scene di violenza realistiche, turpiloquio spinto al massimo, bisogni naturali soddisfatti sotto gli occhi divertiti d’un pubblico sghignazzante, fecero gridare allo scandalo e all’indignazione molti autori latini, quali ad esempio un Tacito o un Catone o un Seneca, ben prima dell’affermazione del Cristianesimo”.

    Riconciliatore del Cristianesimo con il teatro sarà, secoli più tardi, San Francesco d’Assisi, Santo poetico-teatrale per eccellenza, che comprese la forza edificante delle rappresentazioni di argomento religioso.

    Recensito da SoloLibri.net

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